“Adoro viaggiare, ma odio arrivare” Albert Einstein. Ricordate il mio articolo “Realtà o Metafora 1 e 2“? Come mai ci dividiamo in chi ama il viaggio e chi ama la meta? Tu quale sei dei due? Sapete che è una divisione apparente? Il motivo è che ci piace “differenziarci”, ci piace sentirci diversi dagli altri, ci comportiamo come il gregge ma vogliamo sentirci unici. In vero, chi dice di amare il viaggio, cioè chi dice che esso non finisce mai, che la meta è il viaggio stesso, sta solo mettendo in evidenza le sensazioni che prova viaggiando e il suo godere di esse.
Chi, invece, afferma di adorare la meta e non vede l’ora di arrivare, non sta evidenziando le sensazioni del viaggio lo stesso, ma le trattiene dentro, è irrequieto, compresso, le vivrà tutte insieme solo all’arrivo, come una liberazione! Il viaggio, in vero, è per tutti la metafora inconscia della propria vita. Senza saperlo, riflettiamo le nostre angosce, i nostri timori, le paure, le ansie nel viaggio che facciamo. Che sia di vacanza, di lavoro o di ricerca interiore, non fa differenza.
Il “viaggio”, rimane lo specchio di noi stessi e del modo in cui
affrontiamo la nostra vita. Chi se lo
gode in rilassatezza esprime il proprio agio e la propria soddisfazione per
questa vita, esprime la gioia interiore nell’incontro di ogni cosa che viene
come di una novità che insegna, che viene per aiutare la comprensione. Chi,
invece, non ama che l’arrivo, esprime l’insoddisfazione e la propria
irrequietezza verso la sua vita, esprime ansia e incertezza per il futuro, non
vive bene e pienamente il presente, ma è ossessionato e frustrato da un futuro
che non arriva mai e che mai corrisponde ai suoi desideri, o mai nel modo
voluto. Ancora una volta, la realtà ci è specchio e maestra. In essa dobbiamo arrivare
noi stessi: ogni volta che qualcosa ci infastidisce, è solo perché c’è una
parte di noi che non sopportiamo, che non vorremmo fosse lì, che scacceremmo.
Ma se non impariamo ad accettare ogni parte di noi come Maestra e come Specchio, questa parte e tutte le altre che non desiriamo, ci inseguiranno in eterno, fino a che, sfiniti, forse morenti, ci arrenderemo. Cadranno , allora, a terra le vesti e la polvere del mondo, due lacrime sul volto, un petalo da un fiore, una foglia dal melo, un fiocco di neve e finalmente, anche il vento. Il Viaggio è la più nobile fra le attività umane, capita la sua essenza metaforica e surreale, trovata la sua vera natura, diviene meraviglia davanti ai nostri occhi, diviene un giglio che s’apre in noi e, in noi, la Verità appare.
31/lug/2108 Claudio Panicali
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