Siamo Liberi? #81

   Vivendo la situazione di quarantena attuale, ovvero la reclusione in casa, il domicilio coatto a causa della pandemia da covid-19 in atto, molti provano sensazioni di prigionia, di claustrofobia, di privazione della libertà. Qualcuno parla di privazione della libertà personale. Ma ci rendiamo conto che la “libertà” non è mai esistita né mai potrà esistere? Non è sgarbato cinismo questo, ma la sola constatazione dei fatti, ovvero di ciò che accade guardandolo con obiettività priva di attaccamento e considerando l’intera storia umana; non solo: considerando anche l’intera esistenza della vita nell’universo.

   Prendiamo l’esempio dell’immagine che vedete qui sopra: un gatto in un giardino, all’aperto. Secondo voi è libero? E’ come lui che intenderemmo essere liberi? Di andare ovunque all’aria aperta spensierati senza nessun divieto e nessun obbligo? Guardiamo meglio allora: un gatto in giardino prima di tutto deve stare molto attento a non violare i confini del territorio di altri gatti, in secondo luogo deve difendere i propri di confini da intrusi. Poi dovrà fare molta attenzione alla presenza di suoi rivali quali cani grandi, volpi, cinghiali (se vive in campagna). Un gatto in giardino è facilmente preda di esche avvelenate, specialmente in campagna; spesso rimane chiuso in locali come magazzini, cofani di automobili, cantine altrui e solai, magari per giorni e senza cibo né acqua. Alle volte lo vediamo tornare con piccole ferite sulle teste o sulle zampe posteriori, segno che ha dovuto combattere per salvarsi la vita, quantomeno per non farsi levare un occhio da un rivale. Se supera tutto questo e se non viene schiacciato dalle auto nelle strade adiacenti, probabilmente lo vedremo tornare a casa a sera.

   La presunta libertà, che dicevamo, in sostanza si tramuta, a ben guardare, in qualcosa che somiglia molto più a un campo di battaglia, a un campo minato. Perché ho scelto proprio un gatto per esprimere quest’idea? Perché il gatto è simbolo per eccellenza di autonomia e di libertà indomabile. Perché parliamo di libertà? Perché ci sentiamo oppressi? E’ molto semplice, soprattutto se ci chiediamo da dove viene e che cos’è il concetto di “libertà”. E’ un concetto, un’idea del pensiero umano filosofico nato nell’antica Grecia.
   Se osserviamo attentamente ci accorgiamo che è un concetto puramente astratto, irreale, illusorio, inesistente in natura, come lo zero e l’infinito. Sono concetti matematici astratti, non servono alla vita quotidiana sociale. Il concetto di libertà in matematica è un’espressione che delinea una gamma di valori entro i quali ci si può muovere senza che i risultati varino oltre limiti stabiliti. Cosa significherebbe se l’applicassimo al piano della vita umana? Semplice: un uomo è libero di agire fino a che non viola la libertà altrui. Ovvero può assumere valori (comportamenti) purché il risultato delle sue azioni non vada oltre i limiti stabiliti (la libertà altrui). Cosa ne deriva? Che socialmente la libertà non esiste se non nell’accettazione dei limiti; ma è ancora Libertà con la L maiuscola?


   Nel campo animale, della natura, tornando al gatto in giardino, è libero? Oppure anch’esso deve sottostare alle leggi di natura? Riassumendo, quindi, ci chiedevamo all’inizio “Perché alcuni si sentono oppressi e reclusi, violati nella loro libertà personale, dal momento che questa non esiste? Semplice anche questo: perché non ci rendiamo conto che non si può farsi forti di ciò che è dato da qualcun altro, perché come ci è dato così ci viene tolto (leggi Lao-tze a proposito del governo del popolo), come i diritti.

   La verità è ancora una volta che la mente agitata acquista favorevolmente ogni concetto e ogni idea che provenga dal pensiero, se ne appropria, ne fa territorio di crescita per l’ego. Inevitabilmente, quando le idee di partenza, quelle fondanti, vengono meno, le persone si sentono disorientate, smarrite, impaurite. Gli uomini divengono più fragili interiormente e più vulnerabili nel fisico, nelle difese immunitarie. In questo modo gli uomini perdono di vista ciò che è essenziale, tendono, a causa della paura, a rifugiarsi in altre idee, in altri pensieri; ad esempio dando la colpa qualcuno per la situazione che si vede costretto a subire. Se invece si vedesse tutto questo movimento mentale, così frenetico e timoroso, si farebbe spazio alla percezione che quello che accade ci sta mostrando qualcosa, ad esempio la nostra debolezza nell’attaccamento a valori fittizi, ad abitudini consolidate, a comportamenti di massa e non creativi e personali.

04/apr/2020                 Claudio Panicali 

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