Preghiera e Fede-Fiducia #10

«Davvero la Fede è Cieca? Chi lo dice e perché? Ci sono prove dell’esistenza di un Divino?»

    Speranza e Fede non sono la stessa cosa. Mentre la speranza può essere basata su una convinzione puramente astratta, la Fede chiede invece di essere vivificata dalla percezione. Non è facile definire quale sia la percezione che presiede alla fede, ci sono infatti percezioni che ci giungono da molto lontano, con esse sperimentiamo il Sacro, l’Eterno, la Divinità. La Fede ha proprio bisogno di questa percezione, diversamente, sarebbe solamente speranza, appunto. Come abbiamo visto bene nel primo libro nella Collana “Della Coscienza” intitolato “Della Coscienza Dei Mondi e delle Dimensioni” al Cap. Diagr.16 “Percezione Degli Spazi Spirituali” Il cercatore percepisce il Senso Della Vita. Per “Il Senso Della Vita” si veda il video #72 “Ego", l’ #11 "Senso Della Vita", l' articolo #72 “Ego” e #11 "Senso Della Vita" . Si tratta dell’iniziatica scoperta dell’Umiltà come “mezzo abile”. Si veda pure nel secondo volume “Quali Sono Le Porte”, al cap.6 Paragrafo “La Medicina”.

  Non dovremmo confondere la Fede con il “credere”, sono anch’essi simili all’apparenza e nell’uso improprio dei termini, ma differenti nella sostanza: Il Credere, se inteso in senso spirituale è ancora attinente alla Fede, ma inteso come “avere un’opinione” o “essere convinto”, “oppure nel senso di sostenere fermamente una tesi”, non lo è affatto; in questi ultimi casi è semplicemente una posizione mentale, un’immagine, un pensiero, in definitiva un’idea mentale dell’ego; nulla a che vedere con la fede Spirituale. Abbiamo sentito diecimila volte richieste di “prove” dell’esistenza di un “Divino”, ebbene chi ha Fede replica sempre che non ha bisogno di prove, né di fornirle a nessuno; perché? Chi porta in sé il sentimento di percezione del Sacro, ha già la sua prova, “percepisce”, vive quel Sacro in sé ed è già questo prova. Chi non ancora ha sviluppato questa sensibilità e quindi questa percezione del Divino, chiede, appunto, prove materiali.

   Nel titolo però si legge anche “Fiducia”: la fiducia ha un significato molto pratico, quindi molto abbordabile dagli scettici e dai privi di fede (atei): quando uno di questi concede Fiducia ad un suo simile, su cosa si basa? Probabilmente su garanzie materiali, ma il rischio sarà comunque sempre presente. Quindi su cos’altro un materialista accetta il rischio e concede la sua fiducia? Probabilmente, se interrogato, risponderà “mi fido del mio intuito: non sbaglia mai o di rado”. Ecco fatto! Quell’”Intuito” è proprio la base della Fede nel Sacro, nel Divino, nell’Eterno.

Tenshiro (#10 di 12)

   Quel giorno Tenshiro percepiva dentro che c’era qualcosa che ancora non era completo. Guardava agli esseri umani, a tutti indistintamente e non trovava un punto comune cui ricondurre l’esistenza sia dei “consapevoli” sia degli “ignari”. Alla soglia dei quarant’anni, qualcosa ancora non s’era chiarificato e riunito alla sua origine. Dentro di sé percepiva che non ancora poteva “tornare”. Gli sovvenne di quando frequentava il piccolo tempio zen sulla riva del fiume: era un pomeriggio d’autunno. Verso le cinque si sarebbe bevuto del tè con i biscotti assieme agli altri monaci, dopo la meditazione. Non era una cerimonia formale, nonostante l’abito fosse quello di rito.

   Tenshiro vedeva già bene che non esiste un momento in cui ci si alza dalla meditazione e si va a fare “altro”. Così, mentre conduceva pacatamente e giovialmente l’incontro, il maestro improvvisamente si rivolse a Tenshiro che, in quell’istante, stava per prendere dal mucchietto un biscotto e disse, indicando quello più grande: “Prendi quello, così non lo prende nessun altro!”. Tenshiro non ebbe paura, solo reverenza e profondissima gratitudine: sentiva molto bene nel cuore cosa significava quella richiesta e non la disattese: prese senza esitazione quello più grosso, nel silenzio totale che improvvisamente s’era fatto fra i monaci che assistettero attenti.

   Poco dopo, mentre quell’occasione volgeva al termine, ancora seduti sulle panche di legno, il maestro disse alcune parole profonde. Tenshiro sentì di dover poggiare la schiena al muro che era a un dito da lui, poi un gran freddo lo attraversò tutto, rimanendo immobile non udiva più nessun suono né le parole del maestro e sudò fino a bagnare la fronte. Si sentì poi raffreddare il corpo e svenne lì dove si trovava, dritto, seduto. Ritornarono poco a poco le parole e i suoni, ora il sudore s’era asciugato lasciando quella difficile sensazione di malessere appena passato, ritornò il colorito in volto e la presenza. Si sentì riposato. Era ancora seduto come poco prima. Il Maestro, là di fronte a lui, non fece nessun accenno a quel che era accaduto, ma si sentiva che aveva assistito tutto il tempo, nonostante il suo discorso. Quel giorno Tenshiro aveva avuto un’esperienza mistica molto profonda, una grande trasformazione della Coscienza. Ora, qualcosa s’era completato in lui.


05 set 2020                         Claudio Panicali

 

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