Vacantia Vacans #85

   Dal latino Vacante, che vaga. Cosa Significa Vacanza? Cosa ha a che fare con la Ricerca Interiore? Forse...
   Etimologia: dal latino vacantia, neutro, plurale, sostantivato di vacans, participio presente di vacare, essere vuoto, libero.
  
   Perché ho scelto di vedere l’etimologia della parola Vacanza? Per due ragioni: la prima è che mi piace molto cercare e trovare la ragione delle cose, la loro origine, la loro provenienza (è una tendenza innata) e la seconda ragione è che molte persone percepiscono il tempo della loro permanenza su questo pianeta come uno spazio nel quale fare delle cose per il proprio piacere, per i propri desideri, per le proprie aspettative, i propri progetti.

   Così, evidenziando il senso latino della vacanza come di un “vuoto da occupazioni vere e proprie” metto in luce come alcune persone percepiscono di doversi immolare per una causa sociale, come dicevamo negli articoli “L’Impegno Sociale 1 #19 e il 2 #26, fosse anche per i propri figli.

   Tuttavia bisogna arrivare alla Coscienza che la vita in questa dimensione terrena ha uno scopo molto preciso e non sta a noi decidere quale debba essere l’impegno della nostra esistenza. Vorrei fare una precisazione con una metafora: “Il senso della vita” è un po’ una linea di confine, una frontiera, un territorio che si apre a nuovi orizzonti e prospettive (esattamente come indica in concreto il terzo volume nella collana “Della Coscienza” intitolato “L’Ultima Porta”), nuovi paesaggi interiori e nuove esperienze esteriori, come una nuova vita. Per fare un parallelo, quindi, con una situazione che conosciamo praticamente tutti, direi che se ci stiamo tutti dirigendo in un luogo estero di vacanza, verso una frontiera, un confine, dirvi di preparare alla mano i documenti quando siete ancora a casa non ha molto senso, certamente sarebbe un’azione inutile e non comprensibile. E’ solamente a chi già si trova nei pressi della dogana che si può dire di mettere mano ai propri documenti, quelli necessari ad attraversare la frontiera, quelli richiesti dalle convenzioni internazionali.

   Ecco, allo stesso modo, non posso parlare a tutti del senso della vita e di come arrivarci, di come andare oltre, di come ci si giunge e con quali mezzi, in che modo si ottengono i mezzi abili allo scopo. Solo alcuni sono nei pressi e già da molto sono “usciti di casa”. Tutti gli altri, se ancora sono in casa, per dirla sempre in metafora, non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando. E’ giusto così. Io parlo con voi e vi chiamo Volatori Della Coscienza, so che siete già da molto fuori casa e che siete in viaggio lungo il sentiero della vostra vita. A voi posso dire nei dettagli come si fa, come si trova, in che modo si procede, cosa evitare, cosa non si può evitare, dove guardare e dove non guardare. A tutti gli altri, né io né voi volatori potete dire nulla, tanto meno se non richiesto.

   Ognuno ha il suo percorso più o meno lungo, e ognuno si trova in un punto diverso della Via. Fatta questa precisazione, posso rivolgermi a chi (riprendiamo la metafora) è uscito di casa (ha riconosciuto che nella vita c’è qualcosa di fondamentale da cercare e che sta al di là degli usi comuni) e ancora non è in possesso dei mezzi abili per procedere nel suo cammino. Tutti gli altri se sono ancora “in casa”, hanno prima da sbrigare un sacco di faccende: hanno da curare una famiglia, affetti parentali, cause sociali da curare e ideali da seguire, hanno valori che non sono disposti a mettere in discussione, hanno priorità imprescindibili e intoccabili, insomma un orticello da curare e cui dedicare tutta la loro energia, tanto che non ne resta per null’altro, nemmeno per un piccolo dubbio. A costoro un piccolo dubbio appare come un lusso che non possono permettersi, tanto sono impegnati e presi dalle loro occupazioni. Questo è il loro percorso, così il loro tempo qui, questi i mezzi che hanno a disposizione.

   A voi Volatori Della Coscienza, invece, voglio dire: “E’ troppo breve questa vita per concedersi anche una sola piccola distrazione”. Da quando ho coscienza di me stesso e del mio cammino, sono certo di non aver mai avuto un solo istante durante il quale non mi sia chiesto se la luce sotto la quale guardavo quel momento fosse oppure no quella migliore. Invero, per concludere, non mi sono mai sentito “in vacanza” in questa vita e se guardo al periodo precedente, quello della mia pre-coscienza, scopro che senza saperlo ancora, mi stavo già cercando e riconosco oggi i gesti d’allora, i nomi e le forme usate inconsapevolmente. La verità, cari volatori, è sempre e soltanto una e, se sei in vista della dogana, è ora che prepari i tuoi documenti per passare la frontiera, rischi di non farti trovare pronto. Shantih, buona Via a Te.

                                                                    Dedicato a mio fratello Marco, in cammino da lungo tempo. Fratello in spirito ancor prima che di sangue.

1 ago 2020                             Claudio Panicali


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