Preghiera Sacra #06

«Cos’è? Può condurre all’Estasi Mistica, ma è sempre vero? Come raggiungere l’estasi mistica? Come non ingannarsi



   Facendo direttamente seguito allo scorso video in pillole dal titolo “Preghiera E Rito”, vediamo che quando la preghiera non è un atto formale, ovvero un gesto ripetuto senza o quasi cognizione di causa, può essere invece un atto profondamente ispirato o ispiratore. Quando è il sentimento spirituale d’eterno, di sacro che ci sorge dentro, la comunicazione, il contatto, il dialogo con il Divino è istantaneo. Non c’è tempo per fare nulla, è come una scintilla. Quando persiste quello stato di beatitudine e non è un inganno mentale di attaccamento ma un reale coinvolgimento intimo e interiore si dice Estasi Mistica o “vivere l’estasi mistica” (lo vedremo meglio nella puntata 12, l’ultima, vedremo come raggiungere l’estasi mistica senza inganni).
   Non è per nulla facile o semplice riuscire a comprendere se il nostro stato interiore sia realmente ispirato dall’Essenza (stato di beatitudine) o se non sia invece un artificio mentale molto abile. Tuttavia c’è un trucchetto col quale possiamo “ingannare” l’ingannatrice (la mente) e capire cosa ci sta accadendo con buona probabilità di non sbagliarci: dobbiamo fare maggiore attenzione a un particolare della nostra vita interiore in questa via di ricerca spirituale, in questo cammino mistico. Si tratta di vedere se dopo ogni nuovo “momento mistico” attraversato aumenta o meno la nostra comprensione dell’universo e dei suoi meccanismi. Se riusciamo a rispondere a quesiti cui prima nessuno e neanche noi sapevamo dare risposta, con buona probabilità siamo sulla corretta via interiore; diversamente ci stiamo solo auto ingannando, stiamo perdendo tempo poiché abbiamo paura; stiamo gettando il frutto e tenendo la buccia (come si diceva nello scorso video “Preghiera E Rito”, il #05.

Tenshiro.

  Aveva letto molti libri, Tenshiro, sia di meditazione che non; in maggioranza “non”: preferiva cogliere da solo il senso e aggiustarsi una pratica che non seguire i gesti di altri e soprattutto che fosse svincolata da riti o vaghe ripetizioni. Era passato da letture di antichi saggi orientali ad autori contemporanei, da mistici asceti a poeti e romanzieri, era passato per i testi sacri cristiani e per quelli orientali.

   In questo momento, poco più che ventiduenne, si trovava seduto sul suo letto a gambe incrociate. In mano un libro che trattava di come focalizzare l’attenzione su un punto preciso. Di fronte a lui aveva la finestra, a quattro metri di distanza. Da lì si godeva il panorama delle verdi colline, ma il centro dell’attenzione non era quello.
   Tenshiro posò il libro lì accanto, eseguì le respirazioni, si focalizzò, e in breve si ritrovò a galleggiare in un buio primigenio mai visto prima. Qualcuno sicuramente sapeva di che luogo si trattasse, ma a lui ancora oggi non interessa. Quello che fu avvincente fu che si guardò per cercare il corpo e non c’era, si guardò intorno e non c’era che un buio molto familiare, molto confortevole, decisamente un ambiente non ostile. Tuttavia Tenshiro era lì solamente come coscienza, non con il corpo: fece l’esperienza della coscienza senza corpo.

   Non esitò molto, si scosse e si destò aprendo gli occhi e sciogliendo le gambe più in fretta che poteva; corse alla finestra per fare entrare aria fresca e disfarsi del torpore meditativo, ma con sua sorpresa, quando l’ebbe aperta l’aria che entrò non fu quella che s’aspettava, era vagamente senza odore o sapore; la scena che vide non la poté più dimenticare: il fumo che usciva dal grosso camino sul tetto della casa difronte sussultò come a volersi fermare. Per tre o quattro volte tutta la scena, le colline, le case, le nuvole e il cielo intero parvero sussultare, parvero volersi fermare e se non fosse che risolutamente Tenshiro richiuse subito la finestra con decisione e fermezza…

   Quel buio primigenio che provò poco prima fu un’esperienza straordinaria; considerò che si trattava della pura coscienza, quella priva di materialità. Considerò pure che certe manifestazioni fanno comunque parte del cammino di ricerca interiore e che durante questo percorso possono cambiare d’aspetto a seconda di chi fa l’esperienza e a seconda del suo grado di evoluzione interiore. Si compiacque e ammirò quell’esperienza per quello che era, nulla di più e nulla di meno, nulla di eclatante ma solo una delle tante manifestazioni del Sacro che oggi avevano deciso di attraversarlo, di fargli visita. Giunse le mani davanti al volto e dentro di sé con gratitudine ringraziò per questo.

[ Per questo episodio si veda il secondo volume nella collana “Della Coscienza”, dal titolo “Quali Sono Le Porte” al Cap. 1 “Il Fumo del Comignolo”].

21 Ago 2020                         Claudio Panicali

 

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