Preghiera e Richieste-Aspettative #01

   Volatori della coscienza bentornati in questo Cammino Spirituale di Ricerca Interiore in Pillole, ovvero, La Coscienza mistica in 4 minuti.

  Oggi parleremo di “Preghiera, puntata #01"

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  La preghiera, come da l’etimologia che abbiamo visto nel video #00, tratta sempre di una richiesta; rivolgendosi all’autorità superiore, al Divino, all’Essenza, rimettiamo cioè alla sua volontà la nostra sorte in questo mondo, in definitiva. Non è del tutto errato questo modo di affrontare la vita, se non fosse per il fatto che la sola preghiera senza che null’altro sia messo in atto non è sufficiente al nostro progresso interiore e nemmeno al nostro benessere esteriore o materiale. Ecco perché alcune preghiere restano come inascoltate, non esaudite. Avete mai sentito dire “Aiutati che il ciel t’aiuta”? Ad Esopo, scrittore (620-564 a.C.) dell’antica Grecia, è attribuita la frase “Gli Dei aiutano quelli che s’aiutano da soli”. Ci sono molte versioni di questo detto popolare, che peraltro non esiste nella bibbia, dove tutto è accentrato sulla Deità del Signore Iddio. Ecco infatti che in questa Via di ricerca interiore, in questo cammino mistico, spirituale, non possiamo in alcun modo demandare il nostro dovere a nessuno, foss’anche l’Essenza dell’Universo. Viceversa, affidare ogni propria speranza, ogni desiderio, ogni brama anche spirituale a qualcosa ch’è fuori di noi e che percepiamo indipendente da noi stessi equivarrebbe a vedere inesaudite tutte le nostre preghiere. Perché? Proprio perché chi compie un cammino spirituale deve in primo luogo usare le proprie gambe, i propri piedi, le proprie scarpe. Nel terzo libro della collana “Della Coscienza” intitolato “L’Ultima Porta” è descritto bene cosa significa “Consumare tutta la suola dei propri sandali”. Per cui vediamo bene che ci possono essere preghiere che resteranno per sempre inascoltate. Allora, quali preghiere saranno quelle esaudite? Ebbene, le uniche preghiere che saranno ascoltate saranno quelle formulate durante la nostra stessa attività, quelle che servono a corroborare i nostri sforzi, non a sostituirli. Ogni preghiera indirizzata al Divino, al Sacro, sarà senza dubbio esaudita solo nella misura in cui non sarà fondamentale alla riuscita dell’impresa. Il buon esito del nostro duro lavoro dipenderà sempre ed in massima parte solamente dall’impegno, dal nostro sforzo, dal sacrificio costatoci, dall’abnegazione, dalla determinazione e dallo sforzo sopportato. In queste condizioni, si può forse dire che la preghiera esiste e che serve? Solamente sotto una luce mistica possiamo dire che “Si”, la preghiera serve: la preghiera, come anticipato nel video #00 di introduzione, è anche un atto con cui ci si volge deferenti verso la sacralità di qualcosa che è molto al di là dell’uomo comune e della sua meschina volontà egoica. La preghiera, in questo modo, assume i connotati di un inchino, di un benevolo saluto, di un ringraziamento, del riconoscimento e dell’offerta della propria umiltà a ciò che vediamo essere la nostra stessa origine divina. E’, a tutti gli effetti e sempre in senso mistico, uno spogliarsi di ogni più piccola forma o rimasuglio di egoica volontà mettendola fra le proprie mani giunte, così offrendola al Divino. In ultima analisi e come più volte messo in luce, ogni atto che divenga ripetitivo, rituale, regolare o consueto, prima o poi finisce inevitabilmente preda della mente egoica e trasformato in meccanico gesto vuoto e senza effetto, quindi fuorviante e dannoso, in ogni caso non produttivo ai fini del nostro progresso interiore spirituale. Un progresso che richiede sempre Presenza, Coscienza di ogni proprio gesto e consapevolezza, ovvero mai semplice replica di altrui azioni.

 

Tenshiro (#01)

 Tenshiro viveva ai piedi di una grande montagna, in una piccola città molto popolosa. Al centro scorreva un fiume abbastanza grande. In estate amava levarsi i sandali e guardarlo mentre gli passava veloce e fresco sui piedi. Tenshiro aveva circa dodici anni, non molti invero ma i suoi pensieri erano già molto profondi. Alle volte, la domenica mattina vedeva persone che uscivano dal tempio dopo aver fatto strani gesti rituali, sempre gli stessi. Aveva anche provato a mimarli ma senza mai sentire nulla di particolarmente interessante; quanto meno non interessante quanto cercare il motivo dello sbracciarsi di quelle persone. Lui non aveva nulla da chiedere, voleva solamente indagare l’animo umano. Tenshiro era un ragazzino che cercava di migliorare se stesso e che aveva molto a cuore le sorti dell’umanità: non si accontentava di ciò che c’era, aveva bisogno di sciogliere i nodi che la affliggono da sempre.  

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08 ago 2020                         Claudio Panicali

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