L’Insicurezza e la Sfiducia #34

   “Perché sembra sempre che non ci siano miglioramenti? Perché ci impegniamo, ci sforziamo di frequentare la Via, di correggerci, di mantenere un comportamento virtuoso e, nonostante tutto questo nostro impegno, ricadiamo spesso negli stessi errori, o quasi? Perché sono anni che non vedo grandi miglioramenti, ma solo piccole cose? Mi sembra di non andare avanti, di non andare in nessun luogo speciale e, questo, mi rattrista, mi sfiducia e mi fa pensare che, forse, non sto facendo la cosa giusta, che mi sto solo illudendo, solo perdendo tempo".

   C’è un punto molto preciso da mettere a fuoco, se vogliamo uscire da quest’impasse. Dobbiamo considerare che, quotidianamente, siamo impegnati ad agire le cose che ci circondano. Abbiamo, quindi, una chiara visione di come erano e di come sono dopo il nostro intervento. I cambiamenti sono chiari (per lo meno in ambito quotidiano e dal punto di vista della dimensione terrena).
   Questi sono oggetti o situazioni al di fuori di noi (sempre da un punto di vista della dimensione terrena e duale), ma quando parliamo di noi stessi, le cose sono differenti. Nel caso della nostra esistenza, della nostra via, della nostra evoluzione, stiamo guardando con occhi (in senso metaforico) anch’essi soggetti al cambiamento: sono i nostri occhi, è il nostro corpo, la nostra mente, infine, la nostra Coscienza.
   Facciamo un esempio semplice: supponiamo di essere uno strumento ottico d’osservazione, sia il corpo sia la nostra coscienza, unitamente, il nostro essere, insomma. Facciamo che siamo, inizialmente un piccolo microscopio, all’inizio del cammino di crescita. Ciò che possiamo vedere sono cose molto piccole, cento o mille volte più piccole di noi, un campo d’osservazione molto ristretto. Crescendo, pian piano, ci trasformiamo interamente, diventiamo un piccolo cannocchiale da balcone. Il campo visivo si è ingrandito, ma ciò che vedo è ancora lontano e piccolo, faccio sempre fatica a capire bene, vedo ancora cose cento o mille volte più piccole di me. Poi cresciamo ancora, diventiamo un grande telescopio. Il campo visivo si è molto ingrandito, ma continuo a vedere cose che sono ancora e sempre cento o mille volte più piccole di me, non vedo nessuna differenza dopo tanti anni di cammino!”.

   Quando ci riferiamo a situazioni terrene, in mutamento, ne abbiamo una percezione precedente ed una conseguente, quindi, ne percepiamo una differenza. Se, tuttavia, parliamo di noi stessi, i parametri di valutazione non sono più gli stessi, non possono esserlo, cambiano anch’essi, perché sono parte di noi, generati da noi. Se siamo magri, solleviamo con fatica un secchio d’acqua da venti litri. Se siamo culturisti, solleviamo con fatica un bilanciere da cento chili (la fatica è la stessa).
   Che cosa voglio dire? Dovremmo porre attenzione, non a “come” facciamo qualcosa, ma a “cosa” facciamo. Nella metafora del microscopio, non dobbiamo notare che osserviamo oggetti sempre cento o mille volte più piccoli, ma che il campo visivo si è immensamente espanso, quindi, ciò che ancora ci appare così piccolo, lo sembra solo perché guardiamo sempre più lontano e più in grande. Prima osservavamo cellule e molecole, ora stelle e galassie, coscienza e cosmo. Ciò che è importante realmente, è che si comprenda fino in fondo quanto sia difficile vedere il nostro cambiamento, il nostro avanzamento in questa via. Per due motivi, principalmente: uno l’abbiamo appena visto; l’altro è che in questo cammino si aumenta anche in umiltà e non in quantità o in grandezza, come farebbe l’ego.

   Infine, ma di non trascurabile importanza, è la memoria. Come già visto molto accuratamente nel Vol. 1 “Della Coscienza” al Cap. 27 dal titolo "La Memoria", i ricordi sono anch’essi fluidi, malleabili, mobili come gelatina, continuamente rimescolati e modificati dalla mente (nonostante ci appaiano costanti).
   Anche la memoria risente del cambiamento del nostro essere, soprattutto se riferito alla nostra persona. E’, quindi, molto difficile che un frequentatore di questo cammino possa dare un valore obiettivo al suo progresso, se non specchiandosi nel prossimo. E’ solo notando ed investigando sul comportamento del prossimo e sulle sue reazioni, in risposta al suo agire, che un cercatore può verificare il suo stato di avanzamento nel percorso di coscienza, nella Via. Nel Vol.2 “Quali Sono Le Porte”, vedremo bene quali sono i passi decisivi, fino all’ultimo e tutti quelli intermedi, come l’affascinante parallelo fra il mondo e la piazza del mercato: è frastornante? La confusione è di disturbo? Non troviamo il silenzio? Ecco cosa e dove guardare per trovare senza fuggire.

11/ott/2018                                                          Claudio Panicali


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