“Perché sembra sempre che non ci siano
miglioramenti? Perché ci impegniamo, ci sforziamo di frequentare la Via, di
correggerci, di mantenere un comportamento virtuoso e, nonostante tutto questo
nostro impegno, ricadiamo spesso negli stessi errori, o quasi? Perché sono anni
che non vedo grandi miglioramenti, ma solo piccole cose? Mi sembra di non
andare avanti, di non andare in nessun luogo speciale e, questo, mi rattrista,
mi sfiducia e mi fa pensare che, forse, non sto facendo la cosa giusta, che mi
sto solo illudendo, solo perdendo tempo".
C’è un punto molto preciso da mettere a fuoco,
se vogliamo uscire da quest’impasse. Dobbiamo
considerare che, quotidianamente, siamo impegnati ad agire le cose che ci
circondano. Abbiamo, quindi, una chiara visione di come erano e di come sono
dopo il nostro intervento. I cambiamenti sono chiari (per lo meno in ambito
quotidiano e dal punto di vista della dimensione terrena).
Questi sono oggetti
o situazioni al di fuori di noi (sempre da un punto di vista della dimensione
terrena e duale), ma quando parliamo di noi stessi, le cose sono differenti.
Nel caso della nostra esistenza, della nostra via, della nostra evoluzione,
stiamo guardando con occhi (in senso metaforico) anch’essi soggetti al
cambiamento: sono i nostri occhi, è il nostro corpo, la nostra mente, infine, la nostra Coscienza.
Facciamo
un esempio semplice: supponiamo di essere
uno strumento ottico d’osservazione, sia il corpo sia la nostra coscienza,
unitamente, il nostro essere, insomma. Facciamo che siamo, inizialmente un
piccolo microscopio, all’inizio del cammino di crescita. Ciò che possiamo
vedere sono cose molto piccole, cento o mille volte più piccole di noi, un
campo d’osservazione molto ristretto. Crescendo, pian piano, ci trasformiamo
interamente, diventiamo un piccolo cannocchiale da balcone. Il campo visivo si
è ingrandito, ma ciò che vedo è ancora lontano e piccolo, faccio sempre fatica
a capire bene, vedo ancora cose cento o mille volte più piccole di me. Poi
cresciamo ancora, diventiamo un grande telescopio. Il campo visivo si è molto
ingrandito, ma continuo a vedere cose che sono ancora e sempre cento o mille
volte più piccole di me, non vedo nessuna differenza dopo tanti anni di
cammino!”.
Quando ci riferiamo a
situazioni terrene, in mutamento, ne abbiamo una percezione precedente ed una
conseguente, quindi, ne percepiamo una differenza. Se, tuttavia, parliamo di
noi stessi, i parametri di valutazione non sono più gli stessi, non possono
esserlo, cambiano anch’essi, perché sono parte di noi, generati da noi. Se
siamo magri, solleviamo con fatica un secchio d’acqua da venti litri. Se siamo
culturisti, solleviamo con fatica un bilanciere da cento chili (la fatica è la
stessa).
Che cosa voglio dire? Dovremmo porre attenzione, non a “come” facciamo
qualcosa, ma a “cosa” facciamo. Nella metafora del microscopio, non dobbiamo
notare che osserviamo oggetti sempre cento o mille volte più piccoli, ma che il
campo visivo si è immensamente espanso, quindi, ciò che ancora ci appare così
piccolo, lo sembra solo perché guardiamo sempre più lontano e più in grande. Prima osservavamo
cellule e molecole, ora stelle e galassie, coscienza e cosmo. Ciò che è
importante realmente, è che si comprenda fino in fondo quanto sia difficile
vedere il nostro cambiamento, il nostro avanzamento in questa via. Per due
motivi, principalmente: uno l’abbiamo appena visto; l’altro è che in questo
cammino si aumenta anche in umiltà e non in quantità o in grandezza, come
farebbe l’ego.
Infine, ma di non trascurabile importanza, è la memoria. Come
già visto molto accuratamente nel Vol. 1 “Della Coscienza” al Cap. 27 dal
titolo "La Memoria", i ricordi sono anch’essi fluidi, malleabili, mobili come
gelatina, continuamente rimescolati e modificati dalla mente (nonostante ci
appaiano costanti).
Anche la memoria risente del cambiamento del nostro essere,
soprattutto se riferito alla nostra persona. E’, quindi, molto difficile che un
frequentatore di questo cammino possa dare un valore obiettivo al suo
progresso, se non specchiandosi nel prossimo. E’ solo notando ed investigando
sul comportamento del prossimo e sulle sue reazioni, in risposta al suo
agire, che un cercatore può verificare il suo stato di avanzamento nel percorso
di coscienza, nella Via. Nel Vol.2 “Quali Sono Le Porte”, vedremo bene quali
sono i passi decisivi, fino all’ultimo e tutti quelli intermedi, come
l’affascinante parallelo fra il mondo e la piazza del mercato: è frastornante?
La confusione è di disturbo? Non troviamo il silenzio? Ecco cosa e dove
guardare per trovare senza fuggire.
11/ott/2018 Claudio Panicali
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