Il Mercato #100

L’attinenza che c’è fra il mercato e il mondo. C’è “tutto”, nel mondo come nel mercato. Un tempo sapevo di cosa avevo bisogno: entravo, nella confusione acquistavo e uscivo veloce. Ora non più…

 

  Ricordo che da ragazzo, ai tempi dei miei viaggi per il mondo, non potevo sopportare il mercato di piazza: il rumore diffuso, la confusione, la frenesia e la calca delle persone, il vociare dei venditori. Vedevo le migliaia di forme e colori in un unico mucchio inestricabile tumultuoso e inarrestabile, lo sentivo alieno, scostante, come fosse un altro mondo, non potevo neanche entrare. Con il tempo la ricerca interiore, il mio cammino spirituale, mi ha portato a poter entrare e uscire dal mercato trovando subito ciò di cui avevo bisogno e a poter uscire subito. Proseguendo ancora nel cammino mistico ho potuto comprendere quanta somiglianza ci sia fra “il mondo” e la piazza del mercato (vedi Vol.2 “Quali Sono Le Porte” al Cap. 1 e par. “La Piazza Del Mercato”).

   Piano piano questa somiglianza mi ha portato a poter interagire con ogni parte del mercato e del mondo senza che ciò mi disturbasse. Per alcuni anni ho potuto abitare in una casa del centro il cui portone si affacciava direttamente nel mercato sottostante. Come per il mondo, inizialmente era il caos, non potevo guardarlo senza provare malore e repulsione. In seguito imparai a entrare solamente per lo stretto necessario. Solo molto dopo mi accorsi che, al contrario di un tempo, ora potevo ascoltare la voce di tutti i venditori, di tutti i clienti, potevo vedere tutti i colori mescolati e ogni profumo unirsi agli altri: il caos era divenuto l’insieme di tutto ciò che esiste e, addirittura, potevo scegliere qualunque cosa volessi. Il parallelo fra il mercato e il mondo è molto semplice e molto chiarificatore: se pongo orecchio a tutti, non capisco più nulla e non posso nemmeno fare il mio acquisto; se mi faccio distrarre da mille colori, resto abbagliato e non trovo più la tonalità che desideravo; se mi lascio spingere e strattonare e urtare dalla folla, non riesco a sopportare la vicinanza col prossimo e devo andarmene; se entro in confusione mi sento reprimere e non riconosco più l’ambiente, la depressione insorge presto a causa dell’incapacità a ottenere ciò di cui ho bisogno.

   Questo stato d’inadeguatezza e impotenza rende impossibile la vita, nel mercato come nel mondo. C’è bisogno di un periodo di calma in cui ritirarsi con se stessi, prendersi il tempo necessario per fare chiarezza comprendendo alcune cose del mondo (e del mercato). Quando riusciremo a vedere che nella piazza del mercato c’è “tutto”, già è un buon passo, ciò può essere un vantaggio; in seguito potremmo scoprire che alcune merci sono migliori di altre, non sono tutte uguali; come i venditori ci sono quelli onesti e quelli meno sinceri, non sono tutti caritatevoli, loro devono solo vendere e il tuo bene a loro non interessa. Comprendendo poi che l’ordine naturale delle cose, nel mercato e nel mondo materiale, prevede che nessuno anteponga l’interesse altrui al proprio, ecco che possiamo essere noi stessi a curare la nostra vita, scegliendo noi stessi cosa è meglio per noi fra le tante offerte che ci si pongono davanti agli occhi. 

  Nel mondo materiale accade la stessa identica cosa: c’è bisogno di un po’ di distacco per valutare di persona il venditore, la merce, il prezzo, la qualità, il servizio: se dessimo ascolto solamente all’imbonitore la sua merce sarebbe sempre la migliore di tutte; il primo passo è riconoscere che un imbonitore vale quanto l’altro, sono uguali; curano solamente il proprio tornaconto. Secondo passo è accettare che è giusto così; in fondo se non curi prima di tutto te stesso come potrai restare al mondo? In fine, resta da prendere in mano la propria vita e accettare che nessuno meglio di noi conosce i nostri bisogni, le nostre inclinazioni naturali, i nostri gusti, la nostra sensibilità, la nostra strada nel mondo. Chiunque dicesse il contrario sarebbe in mala fede, forse un imbonitore, un venditore, un politico, un mercenario o un assetato di potere.

  Come per il mercato, nel mondo materiale, una volta scoperte le cause e l’origine di certi fenomeni, questi non fanno più paura, non ci opprimono più. Cos’è che fa paura sempre? Quello che non conosciamo. Il mondo ci opprime ogni volta che non lo comprendiamo. Ora che abbiamo svelato l’origine e la forma di queste cose, ecco che il caos iniziale assume una forma molto più ordinata, diventa semplice confusione, poi diventa l’insieme di tutte le cose; infine, il mondo, prende la forma della piazza del mercato, dove puoi entrare e scegliere fra tutto ciò che è offerto. Sarà la tua capacità di fare chiarezza a fare la differenza, a darti pace invece che trambusto, a darti opportunità invece che costrizione. Essere al mondo significa anche imparare a scegliere seguendo le proprie inclinazioni e non la voce altrui; la capacità di valutazione è una qualità che fa parte della maturità di un individuo. Come nella ricerca interiore, dove nessuno può dirti quale sia la tua via, la tua pratica, la tua scuola o quella giusta per te; far valere il proprio intuito dando ascolto al proprio cuore è segno di grande maturità interiore, spirituale

  Presto si giungerà a imparare che non è affatto necessario girare l’intero mercato per trovare ciò che ci serve. Dovremo solo lasciarci guidare dall’istinto e avere piena fiducia nel nostro cuore. Nel mondo, infatti, non bastano diecimila vite per girare “l’intero mercato”!

  Che questa possa essere la tua ultima vita, cercatore; che tu possa trovare “ora” il meglio per te.


14 mar 2021                         Claudio Panicali

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