Era solo un biscotto quel giorno al tempio? Si può portar via al maestro qualcosa senza mancargli di rispetto? E l’etichetta?
In appendice alla puntata #10 titolo “Preghiera E Fede-Fiducia”, della PlayList Youtube intitolata “La Preghiera”, c’è la decima parte della Storia di Tenshiro; qui succede che si parla di un certo “biscotto” durante un informale thè bevuto al tempio zen lungo il fiume. Un amico mi ha chiesto chiarimenti circa questa storia e in particolare su quel biscotto.
Essendo in tanti non molto informati sulla disciplina zen e sulle sue pratiche, spiego un po’ meglio di cosa si è trattato, magari senza rileggere di nuovo l’episodio: non è semplice, come detto più volte, esprimere cosa avviene in un dialogo fra allievo e maestro. Nella letteratura dedicata alla spiritualità zen ci sono un’infinità di racconti, di storie, di problemi narrati, eppure sono tutti enigmatici, simbolici di una prospettiva della vita che non è quella comune ma molto inusuale, tanto da sembrare incomprensibile. Di fatto lo è. Perché? In occidente siamo abituati a leggere la vita in modo mentale, analitico, logico, siamo abituati a trovare soluzioni ai problemi in modo deduttivo, lineare, consequenziale.
In oriente e in special modo nella spiritualità in generale, le soluzioni sono sempre nuove “creazioni”, non hanno a che fare con il problema se non per i termini nella loro forma esteriore, ma nella sostanza si tratta di una trasformazione della coscienza, di una nuova realtà. Un maestro zen, vede perfettamente la coscienza di ogni suo allievo e vede quando è pronto per un avanzamento, per un progresso. Come farà ad agire una tale importante e profonda trasformazione? Nello zen si usano i Koan, fra molti altri strumenti. Il Koan è un problema messo in luce dal maestro e porto all’allievo che dovrà comportarsi di conseguenza.
Facciamo un esempio breve, condensando più che posso (ognuno potrà trovare tutti i riferimenti a questo episodio in “La Raccolta Della Roccia Blu”, un testo capitale dello zen). Un giorno il maestro vide il ragazzo portare due secchi colmi d’acqua dal pozzo al tempio. Erano così colmi che ogni tanto un po’ d’acqua schizzava fuori finendo a terra sul viottolo. Il maestro lo raggiunse in fretta e lo redarguì dicendo con tono severo: “In questo tempio nemmeno una goccia d’acqua va sprecata!” . In quel momento il monaco lasciò cadere a terra i secchi, tutta l’acqua andò dispersa, aveva raggiunto l’illuminazione. Ecco, quello della goccia d’acqua era un Koan, un problema che non può essere risolto mediante la mente logica. La soluzione unica possibile è un’azione che viene spontanea e porta un cambiamento profondo della coscienza.
Ci sarebbe moltissimo da dire intorno a questa storia, ma qui non siamo in una scuola zen, non chiariremmo quasi nulla, forse creeremmo solo più difficoltà. Perché ho raccontato questo episodio e cosa c’entra con il biscotto di prima? Beh, il punto in comune, non detto e non evidenziato è che sia questo monaco dell’acqua e sia Tenshiro hanno passato, e ancora lo fanno, tutto il loro tempo alla ricerca della soluzione di un unico grande problema: la sofferenza dell’esistere umano. Questa è una domanda continua, incessante, una ricerca che impegna anche tutta la vita per alcuni. Il maestro vede bene che ci sono molti passaggi in cui un monaco, un allievo, un praticante può espandere la propria coscienza e lo indirizza nel modo giusto, in questo modo l’allievo ha l’opportunità di ottenere piccole o grandi illuminazioni, una sola o molte, a seconda del suo percorso. Quando il maestro vide che Tenshiro stava per prende un biscotto, gli indicò con fermezza quello più grosso, “Così non lo avrebbe preso nessun’altro”. Poteva significare molte cose, ma quel che conta quando mescoli una minestra non è da che parte giri il mestolo ma che non si attacchi alla pentola.
Quel che Tenshiro colse riguarda solamente Tenshiro, la sua Coscienza, il suo cammino interiore, che è differente per ognuno. Quello che lui sentì nel profondo era “Fai tu la cosa giusta, fallo tu per tutti, davanti a tutti, mostra che ne sei capace senza incertezze”. Eppure era solo un biscotto… Se leggiamo con la mente era solo un biscotto, ma abbiamo ben visto che la mente non può vedere nulla oltre il proprio naso; infatti in ogni comportamento umano, anche il più piccolo e insignificante sta la radice del suo essere, della sua coscienza. Se comprendi questo e lo sai attuare in ogni istante della tua vita sei già un buon allievo, se lo sai insegnare sei anche più profondo.
Se non hai mai frequentato un tempio zen ti sarà difficile comprendere quale sia il livello di austerità e rispetto che vige al suo interno, dove ogni parola e ogni gesto sono nel totale silenzio quello che tu sei difronte all’universo e questo in ogni momento del giorno e della notte. Eppure un grande patriarca, rispondendo alla domanda “Qual’ è l’essenza dello Zen?”, un giorno disse: “Se ho fame mangio, se ho sete bevo, se ho sonno dormo”. Tenshiro già da molti anni aveva concepito un modo nuovo di vedere cose come questa, non gli fu difficile prendere qualcosa levandolo persino ai monaci anziani e al maestro stesso, cui sarebbe spettato per ossequio e riverenza. Tenshiro aveva già compreso bene che l’umiltà e l’audacia hanno ognuna il loro tempo e vanno ben distinte ogni volta.
26 sett 2020 Claudio Panicali
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