Editoriale mensile a cura di Claudio Panicali.

Perché l’aspettiamo tanto?

   Ultimamente ho un po’ l’impressione che stiamo tutti rincorrendo un’idea di vacanza più che un periodo di riposo! Stiamo diventando più frivoli e meno impegnati. La vacanza, che dovrebbe essere un periodo di riposo, si sta mutando pian piano in una tendenza generalizzata di massa a frequentare luoghi esotici e sconosciuti, quasi che l’importante sia “stupire” e non vivere.

   C’è una diffusa tendenza a mostrarsi e a mostrare cose di noi e della nostra vita piuttosto che viverle per noi stessi: L’apparire, il fenomeno, l’evento, lo straordinario. Indubbiamente è un aspetto secondario, seppur non trascurabile, del mondo multimediale, del social network: la condivisione a oltranza, quasi che sentiamo il bisogno che qualcuno ci faccia da testimone alla nostra vita, quasi che senza uno “spettatore” noi ci sentiamo soli, come inesistenti, abbiamo bisogno, come si dice in gergo tecnico, di un feedback, di un ritorno, di un parere esterno, di un giudizio, altrimenti noi da soli non saremmo motivati.

   E’ davvero triste tutto questo. Si evidenzia un grande vuoto interiore. Non tanto per la vuotezza dei contenuti scambiati sui social, quanto per la necessità di un qualcuno che ci guardi vivere! Dov’è finita la nostra anima? Non serve più? E’ passata di moda? Non è selfabile? Io mi fermerei un attimo a riflettere, a guardarsi dentro, nel profondo.

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